Battaglione Alpini Gemona


 
Nasce il 10 luglio 1887 per cambio di denominazione del btg “Val Tagliamento” nappina blu su (cp S.M. -69-70-71-72) inquadrato nel 6° reggimento alpini. Il 1° ottobre dello stesso anno passa al neocostituito 7° reggimento alpini assumendo la nappina verde. La 69^ compagnia inquadrata in un battaglione alpini di formazione, prende parte alla prima campagna d’Eritrea. Rientra al “Gemona” l’anno seguente senza aver subito perdite.  Il 1° ottobre 1909 passa al neocostituito 8° reggimento alpini assumendo la nappina rossa e cedendo la 72^ cp al btg “Tolmezzo”.
Nel novembre 1914 in previsione dell’entrata in guerra ricevette la 97^ cp di Milizia Mobile. Ad inizio ostilita’, i reparti del  "Gemona" occupano, con quelli del "Val Fella", la linea di confine tra Casera la Veneziana ed il Kopfach, ed in collegamento sulla sinistra, con reparti del "Mondovì" dislocati in Val Fella. Le truppe nemiche sono annidate sui Due Pizzi, Forcella Cianalot e Monte Pipar; posizioni che dominano le nostre e che permettono al nemico di controllare i nostri movimenti nella Val Dogna. Ai nostri, quindi è ordinato di attaccare le posizioni austriache della Forca Cianalot e dei Due Pizzi. Il 26 maggio, mentre, reparti della 97^ e della 270^ del "Val Fella" agiscono rispettivamente in direzione del Pipar e di Forca Cianalot, il tenente TURCO, con una squadra scelta del "Gemona" riesce di notte, per passaggi ritenuti impraticabili, a raggiungere quota 1889. Il mattino dopo, alle quattro, mentre una batteria batte i Due Pizzi, il tenente Turco avanza con i suoi dalla parte sud-ovest giungendo indisturbato a 150 metri dal nemico. Di qui  con il concorso della IV^ sezione mitragliatrici, riesce a snidare il nemico dal Pizzo Orientale causandogli notevoli perdite e facendo prigioniero l'intero presidio. Dopo il successo ottenuto i nostri devono procedere all'occupazione del Pizzo Occidentale ma, un burrone profondo che separa un pizzo dall'altro, impedisce ogni ulteriore avanzata. Alla fine di maggio il comando del Sotto - Settore Val Dogna, constatato che il nemico occupa in forze la linea: Forca Cianalot - Due Pizzi - Gugg, ordina al “Gemona” di raccogliersi nell'alta Val Dogna con il compito di rafforzare le posizioni tra il Crosadon e i Due Pizzi, di sistemare la difesa attraverso la Valle del Cianalot, di vigilare i passi tra Monte Pipar e Monte Mittagskofel e di assicurare l'occupazione del fronte dal Mittagskofel al Montasio. Il 30 maggio il “Gemona” si porta sulle posizioni assegnate, rilevando il "Val Fella" e schierandosi come segue:
C/do battaglione      Pian degli Spadovai
69^compagnia         Q. 1889
70^compagnia         Q. 1889 (con un plotone a Q. 2003 e uno al termine 7)
71^compagnia         Monte Carnizza e Monte Kopfach
97^compagnia         Monte Mittagskofel.
Il 17 giugno il nemico attacca le posizioni del Kopfach e di monte Carnizza ma è respinto dalla 71^ cp. Vi rimane ferito il tenente Buglione comandante la V^ sez. mitragliatrici.  Qualche tempo dopo, allo scopo di sottrarre al controllo nemico l'intera Val Dogna, è diramato l'ordine d'occupazione della Forcella Cianalot e del Pizzo Occidentale.Il 30 luglio alle ore 15, dopo un' efficace azione delle batterie mortai, la 70^ cp. col favore della nebbia, comincia ad avanzare e alle ore 17, occupa la Forca Cianalot facendone prigionieri i difensori. Immediatamente il capitano Sansoni dirige il 30° plotone, comandato dal sottotenente Bernardinis, contro il Pizzo Orientale, mentre il tenente Turco della 69^ comandante della difesa del termine 7, con intenso fuoco di fucileria e di una mitragliatrice, inchioda la difesa del Pizzo. Il sottotenente Bernardinis, dopo aver scalato un canalone, raggiunse alle 17,30 la cima del Pizzo Orientale dove piomba sul nemico che, non oppone alcuna resistenza arrendendosi in massa. Da quel momento tutta la displuviale Fella - Dogna è nostra. Contemporaneamente all'azione della 70^ un plotone della 71^ agli ordini del sottotenente Rizzi, spinto in Val Seissera, impegna per tutta la giornata una compagnia scesa dalla Prasnik Sattel infliggendole dure perdite. Nell'azione, mentre le perdite del nemico ammontano a un centinaio di morti e 128 prigionieri, i nostri riportano lievissime perdite e otto feriti. Dopo l'azione di luglio i reparti del "Gemona" assumono la seguente dislocazione:
C/do battaglione      Pian degli Spadovai
69^ compagnia         Sbocco Rio Cianalot (con un plotone a Q. 1889 e uno al termine 7)
70^ compagnia         Pizzo Orientale (con un plotone a Q. 2003)
71^ compagnia         Monte Carnizza e Monte Kopfach
97^ compagnia         Monte Mittagskofel e Monte Peceit.
Il 18 e il 19 ottobre il nemico, mal adattandosi all'abbandono definitivo di quelle vette dalle quali può spaziare la sua vista verso la pianura friulana, cerca di riconquistare le posizioni del Peceit e di Somdogna tenute da reparti del "Gemona" e di fanteria. Vari battaglioni di Kaiser Jáger. guidati dal Principe di Schwarzenberg, dopo una preparazione d'artiglieria, si lanciano all'attacco giungendo quasi sulla Sella Somdogna. La 97^, che occupa il Mittagskofel, subisce meno delle altre gli effetti del bombardamento e il capitano Mazzoli, che la comanda, dirige il tiro dell'artiglieria dal suo osservatorio che domina il terreno da ambo le parti. Le colonne austriache, colpite in pieno dal fuoco dell'artiglieria italiana, prese sul fianco e di fronte dalle mitragliatrici e dalla fucileria della compagnia del Mittagskofel e di una compagnia giunta di rincalzo, sono completamente distrutte e i pochi superstiti, si arrendono o scappano attraverso i boschi. Con l'inverno non si hanno vere e proprie azioni di guerra; le frequenti nevicate rendono penosa la vita dei reparti imponendo loro una lotta contro la natura e gli elementi. Verso fine inverno, si ha un risveglio offensivo da parte del nemico. Il 17 marzo 1916 alcuni reparti austriaci riescono ad impadronirsi dei ricoveri del Gelbe Wand. Allo scopo di rioccuparli, due plotoni della 71^ si portano nello stesso giorno sul costone di Cima Verde per poter poi scendere alle spalle del nemico. L'avanzata, resa difficile per la neve alta, si compie molto lentamente e soltanto alle 18,40 i due plotoni riescono a portarsi a 600 metri dai ricoveri. Nella notte si avvicinano alla posizione nemica e alle 2,30 del diciotto balzano nelle trincee nemiche mettendo in fuga i difensori. Il 23 giugno è effettuato un colpo di mano contro le posizioni nemiche, di Q. 1600 (nord dei Due Pizzi) e Simelen Wiese. Mentre alcuni battaglioni avanzano indisturbati su tutto il fronte, un plotone della 70^ muoveva alle 8,15 dal Pizzo Orientale puntando direttamente su Q. 1600. Fatto segno da fuoco d’artiglieria e di mitragliatrici, continua ugualmente la sua avanzata. Il plotone, giunto alla selletta che divide il costone del Pizzo Orientale dalla Q. 1600, deve arrestarsi davanti ad un salto di roccia ricavato artificialmente e nell' impossibilità di procedere inizia il ripiegamento che porta a termine nel massimo ordine, quantunque fosse fatto segno da intenso fuoco nemico. Sei giorni dopo, la 69^, al comando del capitano Buglione, irrompe nel fondo della Val Scissera e distrugge i reticolati sbarranti la valle. I nostri dopo aver impegnato con vivace azione di fuoco l'avversario ripiegano sulle posizioni di partenza. Il 18 luglio è tentata la conquista del Monte Schwarzenberg. La 97^ del "Monte Canin" (ceduta dal “Gemona” il 3 aprile 1916) e la 69^ del "Gemona", unitamente a due compagnie di bersaglieri, agiscono frontalmente mentre la 70^ e la 71^ concorrono all'attacco ponendosi sui fianchi. La battaglia dura due intere giornate, resa difficile dal terreno pressoché inaccessibile e da grovigli di reticolati. I nostri riescono a raggiungere le posizioni nemiche, ma falciati inesorabilmente da numerose mitragliatrici avversarie e, dopo aver lasciato, sul terreno 400 compagni morti e feriti, devono ripiegare. Da allora non si hanno più operazioni importanti. Le truppe lavorano alla costruzione di ricoveri invernali. Durante l'inverno e la primavera seguente il “Gemona” continua a presidiare le posizioni dell'alta Val Dogna riuscendo dopo mesi e mesi di lavoro a trasformare la montagna in una fortezza imprendibile e in un comodo rifugio. All'alba del 25 ottobre nella regione di Monte Carnizza, dopo un intenso bombardamento, il nemico attacca con due compagnie, è respinto con scariche di mitragliatrici e di bombe amano; uguale sorte tocca ad un reparto che cerca di toglierci il Mittagskofel. All'imbrunire del 27 ottobre il battaglione inizia il ripiegamento; il 28 si porta sulla sinistra del Fella per proteggere la ritirata delle truppe delle valli Dogna e Fella e da qui per Stazione Carnia. Il 29, raggiunge Tolmezzo e all'alba del giorno 30, dopo aver presidiato le alture a sud di Chiaulis e di Intissans, passa a far parte del Gruppo Alpino “Cavarzerani” della brigata Mista, comandata dal colonnello brigadiere Pirio Stringa. Il battaglione è incaricato della difesa del Ponte d'Avons; il 4 novembre si porta a Monte Tarond per proteggere la ritirata della brigata “Stringa” e il 5 novembre a S. Francesco in Val d'Arzino. Di qui è inviato a Monte Pala per assicurare i fianchi delle divisioni 36^ e 63^ che da S. Francesco, dovrebbe proseguire verso il Montello. Intanto il nemico è passato sulla destra del Tagliamento. Il generale Kraus, manda la divisione degli Jáger germanici e poi la 22^ divisione Schützen (austriaci), a fronteggiare e a chiudere il passo alle nostre truppe. Il mattino del 5 novembre il nemico giunge a Clauzetto, si arresta sul costone di Pradis, fra Monte Pala e Monte Dagn e manda avanti alcuni elementi per Val d'Arzino e per la conca di Canal di Foce su Forno e Pielungo. A Pielungo avviene il primo scontro, con il "Monte Canin", d'avanguardia, e il "Gemona", proveniente da S. Francesco diretto su Monte Pala. Verso mezzogiorno, preso contatto col nemico, i due battaglioni aiutati dalla popolazione, prendono possesso di Pielungo. Il nemico è respinto e verso sera, dopo un nuovo scontro, deve abbandonare le alture di Forno. Mentre la 69^ e 70^ sono impegnate oltre il paese di Pielungo, le rimanenti truppe del "Gemona", nella sera del 5, guadagnano le pendici di Monte Pala e si spingono sin presso Clauzetto; ma, circondati dal nemico, gli ultimi e più tenaci alpini del battaglione, cadono prigionieri all'alba del 6 novembre 1917.  La 69^compagnia, la sera stessa del 5 novembre, si dirige su Tramonti e può raggiungere il Grappa. Il 18 novembre 1917 il "Gemona" è sciolto in seguito ad ordine del comando supremo, e i superstiti passavano a rafforzare il battaglione "Tolmezzo".
Il battaglione venne ricostituito il 1° settembre 1919 per cambio di denominazione del btg. “Monte Arvenis) su cp S.M. -69 -70-71 nappina rossa.
Il 30 aprile 1926 venne sciolta la compagnia di Stato Maggiore sostituita nel 1930 dal plotone comando di battaglione. Il 25 aprile 1935 venne costituita la quarta compagnia (97^) sciolta l’anno successivo. Nel 1938 il plotone comando venne sostituito dalla compagnia comando.
Nell’aprile 1939 il “Gemona” inquadrato nell’ottavo reggimento alpini della Divisione Alpina “Julia“ parte per l’Albania (da Bari via mare per Durazzo). Rimane dislocato in diverse località nella zona nord-orientale dell’Albania in prossimità della frontiera con la Jugoslavia. Passato l’inverno, i reparti effettuano le escursioni montane di addestramento. Degne di nota il raggiungimento della cima dei monti Munella, del Kumara Lunes,del Fergut del Cargakut, del Bredasches, del Rabes ,spesso aprendo nuove vie di elevata difficoltà alpinistica. In previsione dell’attacco contro la Grecia i reparti della “Julia” vengono spostati a settembre prima nella zona di Pogradec successivamente a Erseke-Lescoviku verso il confine greco. La “Julia” ha il compito di tagliare in due le difese greche puntando verso Metzovo per impedire alle forze avversarie della Ciamuria (Epiro) di sfuggire verso est attraverso i passi montani del Pindo e per impedire l’afflusso di forze dalla Tessaglia. Il “Gemona” al comando del magg. Antonio Perelli fa parte del 1° gruppo tattico (costituito dall’ottavo reggimento e dal gruppo “Conegliano”)che si suddivide in tre colonne : btg “Tolmezzo” a protezione del fianco sinistro dell’avanzata; btg “Gemona” con 2 batterie ; btg. “Cividale” con 1 batteria. Nella notte sul 28 ottobre 1940 inizia la guerra contro la Grecia. Alcuni alpini volontari della 69^ compagnia si occupano di sopraffare il posto di presidio nr 7. Purtroppo una fucilata a bruciapelo uccide l’alpino Giovanni Vallar primo Caduto della lunga serie che accompagnerà lo svolgimento di questa Campagna. Gli alpini avanzano a fatica affondando nel fango e superando le prime resistenze che si dimostrano particolarmente accentuate al contrario di quanto previsto. Viene raggiunta la dorsale dello Stauros, il 31 il battaglione transita dal ponte ricostruito dal Genio sul fiume Sarandoporos e con l’appoggio dell’artiglieria supera forti nuclei nemici. Il giorno seguente, superando forti resistenze, occupa quota 1441 ad est del Furka. Attaccato da forze superiori, si difende e passa al contrattacco mettendo in fuga l’avversario. Il 2 novembre urta contro le postazioni nemiche a Slamida. Con il concorso dell’artiglieria, cerca di occupare la sella Tue Limeri e Gomara ma le numerose truppe greche e l’azione di spezzonamento e mitragliamento dell’aviazione nemica non permettono il raggiungimento dell’obiettivo. Il 3 unitamente al btg. “Tolmezzo” è a difesa della conca di Bryaza  sulle pendici dello Smolika per arrestare eventuali movimenti di truppe provenienti da nord. Il mattino del 5, i greci dopo 7 ore di combattimento occupano la quota 1609, gli alpini del comando di battaglione e un plotone di artieri del battaglione genio, appoggiati dalla 14^ batteria del “Conegliano” si lanciano al contrattacco e rioccupano la posizione. Il 6 una compagnia già provata dai duri combattimenti dei giorni precedenti, dopo aver opposto una disperata difesa, è costretta a ripiegare parte su Armata ,parte su Bryaza. Il 7 due compagnie mantengono con sacrifici le posizioni per dar modo al “Cividale” di ripiegare. Il giorno 8 dopo aver contenuto per tutto il giorno la pressione avversaria, il “Gemona” riesce a sganciarsi e iniziare il ripiegamento. In condizioni atmosferiche pessime ,sotto continuo fuoco  nemico i reparti sfiniti, avvolti in teli tenda o coperte da campo, avanzano a fatica lungo le piste ridotte a fiumi di fango. Raggiungono prima Eleutero poi il 10 Premeti dove la “Julia” inizia il riordino facendo affluire rinforzi, armi, vestiario, equipaggiamento e muli. Il 14 novembre riceve l’ordine di riportarsi in linea. L’ottavo reggimento alpini ed il gruppo “Conegliano” passano alle dipendenze della Divisione “Bari”. Il reggimento è disposto ad arco sul lato settentrionale e orientale di Frasheri con il “Gemona” e due compagnie del “Val Tagliamento” da Mali Qelqes (quota 1667) a Qafe Shembit e quota 1576 ad oriente di Frasheri. Nei giorni 25 e 26 novembre i greci attaccano in vari settori e il 27 riescono ad occupare il Lopus, Frasheri e il Mali Qelqes. Nostri contrattacchi non riescono nell’intento di ricacciare il nemico causa la gran disparità di forze impegnate e le scarse dotazioni di rifornimenti alle artiglierie ed ai mortai. Il 30 i greci riprendono le azioni su tutto il fronte con particolare intensità ai due estremi con l’intento d’aggirare la “Julia”. Gli alpini combattendo tra la tormenta ed il gran freddo che provoca numerosi congelati, oppongono una disperata difesa. A causa delle fatiche e dei disagi il comandante Perelli è colpito da nefrite e viene sostituito dal  tenente colonnello Rinaldo Dall’Armi. Il 3 dicembre i reparti si schierano su nuove posizioni fuori dal contatto col nemico appoggiate sulla dorsale del Mali Chiarista. Il “Gemona” si posiziona sulla sinistra del torrente Osum. Rintuzza i tentativi  nemici di passare il corso d’acqua causando gravi perdite. Il battaglione è ridotto ad una diecina d’ufficiali e circa 600 alpini. Il 10 unitamente al “Val Tagliamento” e al “Trento” sferra un contrattacco ricacciando il nemico oltre il torrente Ambum. Nei giorni successivi partecipa alla fase difensiva  della linea. Verso la fine del mese, l’ottavo reggimento ripiega verso la sua destra e salda la difesa col  btg “Val Tagliamento”. Il giorno 8 gennaio il reggimento ripiega verso il Mali Hiroche ma le posizioni diventano insostenibili per cui gli alpini raggiungono verso sera il Mali Taronine con l’ordine di mantenerne il possesso ad ogni costo. Nel tardo pomeriggio del giorno seguente i greci aggirano e travolgono le posizioni del “Val Fella”. I resti dell’ottavo alpini sono costretti ad un nuovo ripiegamento su Monte Tabajane e Ciuca Fecit. Nel corso di questa azione rimane ferito il ten.col. Dall’Armi. Nei giorni 11,12,13 gennaio la “Julia” sostiene violenti attacchi avversari riuscendo a contenerli. Il 14 i greci riescono a rompere il velo difensivo in fondo Valle Desnizza ed i nostri sono costretti a spostarsi sul costone est di Hani Bubesit. I resti della “Julia” ridotti a poche centinaia di uomini vengono ripartiti in tre gruppi. Il gruppo 8° alpini è posto al comando del maggiore Savorè ed è avviato a Spi Bechiarem per costituire la posizione difensiva. Il 25 gennaio i superstiti vengono ritirati dalla prima linea ed avviati alla base di Mavrovo presso Valona per effettuare il riordino. La “Julia” ricostituita dal 18 al 22 febbraio viene trasportata con autocarri nella zona del Golico e dello Scindeli. Il 28 il “Gemona” è schierato con una compagnia a quota 1615 sul Golico, le restanti due compagnie sono di rincalzo. Il mattino del 7 marzo il caposaldo sul Golico è sconvolto dai mortai e dall’artiglieria nemica. Dopo mezz’ora di tiri, le fanterie vengono lanciate all’attacco sostenute dai mortai e dalle mitragliatrici. Il comandante della 70^ cp  tenente Benvenuto Ratto cade alla testa dei suoi alpini; alla sua memoria verrà conferita la Medaglia d’Oro al Valor Militare. Questa è la situazione alle ore 10 descritta dal comandante del btg,magg. Giuseppe Perrot: “le truppe sono state sopraffatte a quota 1615, ho lanciato un contrattacco con la 70^ ma è stato infranto a quota 1500. La 70^ resiste lassù, la 69^ distrutta, la 71^ quasi interamente distrutta. Le perdite sono molto gravi.” Il 13 arriva un battaglione complementi e le compagnie vengono rinforzate. Alle ore 6,30 del 18 marzo ha inizio l’azione volta alla riconquista di quota 1143 sulle pendici nord del Golico . Col concorso di numerose artiglierie e mortai il battaglione “Cividale” giunge a ridosso delle linee nemiche ma il “Gemona” sottoposto a tiri di mitragliatrici non riesce nell’intento arrestandosi ad un centinaio di metri dalla quota contesa. Il 22 marzo i 2 battaglioni ricevono rinforzi dal 108° battaglione complementi. Il 24 viene ritentata l’azione con maggiori forze. Alle ore 6 ha inizio l’attacco di 3 battaglioni (“Cividale”, “Susa”, “Gemona”). Alle 14 gli alpini del “Cividale” raggiungono la posizione catturando prigionieri mentre il presidio ripiega. Ma le artiglierie nemiche battono la posizione ed il vallone orientale percorso dai rincalzi. Il “Gemona” dopo essere avanzato deve ripiegare sulle posizioni di partenza a causa delle forti perdite subite. Alle 18 un contrattacco greco riprende la quota. Due compagnie di complementi e 150 uomini del reggimento di marcia vengono ripartiti tra i vari reparti. La notte del 31 marzo i greci tentano di attaccare quota 1615 sul Golico ma vengono nettamente respinti. Nei giorni 11 e 12 aprile la “Julia” si riunisce nella zona di Saliari di Mezzo in seconda schiera. Il 16 i reggimenti della “Julia” si riuniscono a Ciaf e Cresta per l’imminente avanzata che inizia il 18  sulla direttrice Nivice-Golem-Kolonja con obiettivo Paliokastro. Il 20 la “Julia” si porta in zona Vanista-Calo-Goranzi dove sosta in attesa di ordini. Nel pomeriggio del 21 si rimette in marcia sull’itinerario Episkopi-sella Radati-Hani Delvinachi superando il confine greco.
Il 23 alle ore 18 entra in vigore l’armistizio tra le truppe greche ed italiane. Il 24 la “Julia” marcia verso Janina che raggiunge il 7 maggio, sostando in questa località per circa un mese. In seguito si porterà a Metzovo sino al 18 agosto. Si sposterà poi nel Peloponneso a presidio delle provincie di Argolide e Corinzia dove rimarrà per circa 8 mesi.
A fine marzo 1942 inizia il rimpatrio delle truppe. La sera del 28 marzo il piroscafo Galilea sul quale era imbarcato il “Gemona” ( 23 ufficiali,27 sottufficiali,639 alpini) venne silurato dal sommergibile inglese “Protheus”. La nave affondò e causa anche le cattive condizioni del mare quasi tutti gli alpini perirono nel naufragio (21 ufficiali,18 sottufficiali,612 alpini). Comandanti Grecia:magg. Antonio Perelli, ten.col. Rinaldo Dall’Armi , ten. Vincenzo Rago (int.) , magg. Giuseppe Perrot ,cap. Tarcisio Donati (int.),ten.col. Pietro Martini;dal 3 novembre 1941 al 28 marzo 1942  giorno della scomparsa in mare del battaglione comandante fu il cap. D’Alessandro.
Il sacrificio del battaglione merita alla bandiera del reggimento la Medaglia d’Oro al Valor Militare.
Il battaglione fu ricostituito ed in previsione della Campagna di Russia ricevette la 116^ compagnia armi d’accompagnamento. Al comando del ten. col. Dall’Armi,sempre inquadrato nell’ottavo reggimento, a fine settembre 1942 è schierato con i reparti della “Julia” tra gli abitati di Kuvsin e Karabut. L’11 dicembre i russi attaccano e travolgono le posizioni tenute dalle divisioni “Ravenna”, successivamente quelle delle divisioni “Pasubio” e “Cosseria”. La “Julia” si sposta su questo tratto di fronte e passa dal comando di corpo d’armata alpino a quello del XXIV corpo d’armata corazzato tedesco. Il “Gemona” viene sostituito dal II battaglione del 277° fanteria della divisione “Vicenza”. Il 30 dicembre la 69^ compagnia, dopo un assalto riconquista quota “Signal” scacciando i russi in un violento corpo a corpo con le baionette. Il ten.col. Dall’Armi accorso con la 71^, mentre si sporge da una buca,viene colpito da un cecchino russo e mortalmente ferito ;verrà sostituito dal cap. Renzo Rago comandante della 116^. Il “Cividale” si sistema sulle posizioni del “Gemona”, andato a rilevare il provatissimo “Val Cismon”. Il battaglione guidato dal magg.Carlo Ubaldi sperimenta la pericolosità della linea soggetta ad attacchi da terra e dall’aria. Pattuglie escono per catturare prigionieri da interrogare e capire cosa stia succedendo nelle linee russe. Il 7 gennaio 1943 una pattuglia cattura un ufficiale ed un’altra si scontra con  nove russi catturandone tre.. Il 9 gennaio la 69^ si attesta a quota 205,6 . Per ore sostiene l’urto di numerosi attaccanti che volge in fuga con un contrattacco alla baionetta e bombe a mano. Nella notte dell’11 gennaio due pattuglie si portano a ridosso delle linee nemiche antistanti l’abitato di Deresovka catturando un prigioniero. Altre azioni di pattuglie nelle notti del 12 e 14. Il 16 inizia il ripiegamento sulla riva sinistra del Cernaja Kalitva, particolarmente impegnata la 69^ compagnia che costituisce la retroguardia. Duramente attaccata nella zona di Selenyi Jar contrasta efficacemente il nemico che preme da ogni parte. Cadono alla testa dei loro alpini il capitano Lorenzo Brosadola, il sottotenente Giuseppe Rossi e il sergente Alberto Goi che successivamente verranno insigniti della medaglia d’Oro al Valor Militare alla memoria. Il 17 la “Julia” marcia su due colonne sulla  direttrice Rossosch-Lisinovka-Rovenki. L’ottavo alpini inizia il movimento su Popovka –Kuleskovka-Lasnisavskij. Il 19 la testa della colonna giunta nella zona Solov’ev- Novo Postojalovka viene fatta segno a colpi d’artiglieria e di mitragliatrice. Partono all’attacco le compagnie del “Gemona” (comandante cap. Renzo Rago al posto del magg Ubaldi caduto) che riescono ad occupare parte dell’abitato ma sottoposte a violenta reazione debbono ritirarsi. I reparti devono pernottare all’addiaccio. Il giorno successivo con il concorso della “Cuneense” i reparti tentano di forzare con ripetuti attacchi lo sbarramento che i sovietici avevano predisposto. Tutti gli attacchi s’infrangono contro i carri armati e le potenti artiglierie sovietiche;  verso sera i superstiti si mettono in marcia per aggirare il nemico. L’ottavo alpini si occulta in un bosco e rimane fermo sino al pomeriggio del 21. Nei pressi dell’abitato di Novo Kharkovka sostiene un combattimento ed alle ore 3 del 22 arriva a Novosergievskij. Verso le ore 12 mentre i reparti si stanno riunendo per incolonnarsi, una forte colonna corazzata circonda l’abitato ed inizia un micidiale fuoco. A nulla vale l’eroismo degli alpini che sparano con le poche armi rimaste. I carri armati travolgono e schiacciano ogni cosa, cannoni, slitte cariche di feriti e di materiali, muli, uomini. Il colonnello Cimolino alla vista di tale scempio e conscio dell’impossibilità di proseguire la battaglia ordina la resa. Inizia la terribile prigionia dalla quale pochi faranno ritorno. Tuttavia alcuni alpini riescono a mettersi in salvo e riuniti alla colonna della “Tridentina” usciranno dalla sacca.
Il sacrificio del battaglione merita alla bandiera del reggimento la medaglia d’oro al Valor Militare.
All’inizio del 1943 il deposito dell’8 reggimento costituisce il battaglione “Gemona bis” con le reclute della classe 1923. Ultimato il periodo d’istruzione viene assegnato al gruppo alpini “Martini” e impiegato in operazioni di controguerriglia contro le bande di ribelli slavi nella zona di Tolmino-Caporetto. Verso la metà di maggio i rimpatriati dal fronte russo vengono inquadrati nelle compagnie reduci di Russia. Viene costituita una compagnia per battaglione bis che ne prende anche il nome. Il 1 agosto entra a far parte dell’ VIII battaglione complementi bis con il quale prende parte a diversi rastrellamenti nella valle del Natisone e nella valle di Indrio. Verso la metà di luglio 1943 il “Gemona bis” confluisce nel “Val Fella” del 1° gruppo alpini valle. A fine mese il gruppo si trasforma in 8° alpini e il battaglione ridiventa “Gemona”.
Alla vigilia dell’otto settembre il battaglione (ten.col. Angelo Zancanaro M.O. lotta partigiana)  è dislocato tra Buia e Magnano in Riviera, il 12 subisce la sorte dei reparti della “Julia” disarmati ed internati.
Cappellano nelle campagne di Albania-Grecia-Russia fu il cappuccino Padre Generoso (Attilio Ghiglione).
Il primo giugno 1956 rinasce su cp comando, 69-70-71 cp alpini e 155 cp mortai; nappina bianca, inquadrato nell’ottavo reggimento della Brigata alpina “Julia”. Il 2 settembre vengono consegnate le drappelle al reparto.
Il 2 giugno 1971 sfila a Bari nel corso della rivista militare. Il 16 giugno 1972 prende il via da Savona il “raid alpinistico del centenario delle truppe alpine” che viene attuato da 48 pattuglie militari . Il 18 luglio la staffetta del battaglione “Gemona” parte dal Sacrario di Redipuglia per Trieste dove gli alpini s’imbarcano sulla fregata Alpino e raggiungono Pescara. Rendono omaggio, con il lancio di due corone in mare, ai loro caduti ed ai marinai periti nel naufragio del Galilea.
Il 31 agosto 1975 a Pontebba viene sciolto ed il giorno successivo costituito a Tarvisio caserma “Lamarmora”. Con lo scioglimento dei reggimenti, passò alle dirette dipendenze del comando brigata, il 30 settembre quale battaglione più anziano riceve in consegna la bandiera del reggimento disciolto.
Per l’opera di soccorso durante il terremoto del 1976 in Friuli, il “Gemona è stato insignito della medaglia di bronzo al valor dell’Esercito.
L’otto agosto 1992 venne nuovamente inquadrato nel ricostituito ottavo reggimento.
Nel 1994 prese parte alla missione ONUMOZ in Mozambico meritando alla bandiera di guerra del reggimento la Croce al Merito dell’Esercito.
Prese parte negli anni ’90 all’operazione “Vespri Siciliani”.
Il battaglione “Gemona” è stato sciolto il 14 ottobre 2006, due sue compagnie, la 69 e la 216 confluiscono nel battaglione “Tolmezzo”.
In località Muris di Ragogna è stato eretto un monumento ricordo per i Caduti del “Galilea” ed ogni anno si rinnova con una cerimonia il loro ricordo.
Come per altri battaglioni disciolti è sorta un’associazione che annualmente organizza un  raduno di ex appartenenti al reparto.

Motto: Mai daur


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