Tenente Adolfo Serafino


Tenente Adolfo Serafino 
Rivarolo Canavese, 31 maggio 1920 – Frossasco, 4 novembre 1944
Conseguita la maturità classica nel Collegio Militare di Milano nel 1938, entrò all’Accademia di Modena dalla quale uscì sottotenente di fanteria in servizio permanente effettivo nell’agosto 1940. Destinato  al 3° reggimento alpini ed assegnato al battaglione “Pinerolo”, frequentò la Scuola di applicazione d’arma nell’inverno 1940-41 rientrando al reggimento in aprile. Da gennaio 1942 a settembre dello stesso anno fu in Croazia col reggimento, conseguendo la promozione a tenente. Rimpatriato, venne comandato prima quale istruttore all’Accademia di Modena e poi al deposito reggimentale di Pinerolo per l’addestramento reclute. Fece poi ritorno nel territori ex jugoslavi dove rimase fino al giugno 1943 allorché fu trasferito al battaglione “Val di Fassa”, nella zona di Massa Carrara, dove si trovava alla dichiarazione dell’armistizio.
Successivamente all’armistizio, viene incaricato dal governo del sud di infiltrarsi nel neo costituito esercito di Salò, fino a maggio 1944 riesce a far passare importanti informazioni ma viene sospettato e incarcerato. Rilasciato dopo due mesi raggiunge il fratello Ettore il quale è impegnato nella Resistenza .Nell'autunno del 1944 riveste il ruolo di capo di stato maggiore della Divisione Alpina autonoma "Val Chisone", cade ucciso in uno scontro con i nazifascisti in località Frossasco, dopo la sua morte la 44^ Divisione "Val Chisone" prende il suo nome, "Serafino", al comando del fratello Ettore

Motivazione Medaglia d'Oro al Valor Militare:
“Ufficiale degli alpini, dopo l’armistizio impegnava nella zona di Massa Carrara combattimento contro forze tedesche assumendo di iniziativa anche il comando di una batteria. Ritornato in Piemonte organizzava le prime formazioni partigiane delle valli pinerolesi divenendo poi capo di stato maggiore della Divisione Alpina autonoma “Val Chisone” e partecipando a varie azioni di sabotaggio. Nel novembre 1944, circondato da forze soverchianti, con una banda di patrioti si poneva alla testa di alcuni ufficiali, decisi, pur essendo consci del sicuro sacrificio, a resistere fino all’estremo per ritardare l’avanzata del nemico e consentire di mettere in salvo uomini ed armi. Impegnato il combattimento, dopo varie ore di lotta, esaurite le munizioni, nell’estremo tentativo di aprirsi un varco con le bombe a mano, veniva falciato dal fuoco nemico, unitamente agli altri ufficiali, attirati dal suo sublime esempio di eroismo. Il suo nome è divenuto leggendario in tutta la Val Chisone ed alla sua memoria fu intitolata la Divisione partigiana “Serafino” che combatté nella stessa valle valorosamente il tedesco fino alla liberazione”.
Italia occupata, settembre 1943- novembre 1944.