Colonnello Paolo Signorini


Nato il 14 maggio 1896 a Casale Monferrato (Al).
Colonnello in servizio permanente effettivo, comandante del 6° reggimento alpini Divisione “Tridentina” Nominato sottotenente in servizio permanente effettivo nel maggio 1915, partecipò alla prima guerra mondiale col 4° reggimento alpini, riportando una grave ferita a Malga Caprara nell’ottobre 1916. Il 23 settembre 1917 è comandante del Btg “Monte Granero” a difesa del monte Tomba. Lasciato il fronte col grado di capitano, prestò servizio dal luglio 1926 al 9° reggimento alpini nel quale assume, con la promozione a maggiore nel 1934, il comando del battaglione “L’Aquila”. Appassionato sportivo della montagna, fu istruttore per l’addestramento individuale e di reparto, ottenendo anche un encomio dall’Ispettorato delle Truppe Alpine nel 1928. Nel 1934 Aiutante Maggiore della neonata Scuola Centrale Militare di Alpinismo d’Aosta. Tenente colonnello nel luglio 1939, l’anno dopo, in ottobre, partì per l’Albania dove dopo la dichiarazione di guerra, al comando di un gruppo di battaglioni alpini “ Gruppo alpini Signorini “ si segnalò a Ponte Perati e nella fase decisiva delle operazioni contro la Grecia. Rimpatriato col grado di colonnello, assumeva il comando del 6° reggimento alpini della Divisione “Tridentina” e il 25 luglio 1942 partiva per il fronte russo. Dopo aver guidato durante il ripiegamento le colonne di testa della Tridentina , il 1° Febbraio 1943 all’uscita dalla sacca dopo aver constatato la pressochè totale distruzione dei suoi reparti fu stroncato da infarto.

“Non avrai il reggimento se non gli dai l’anima” diceva Signorini. Ed egli l’aveva data al reggimento: la sua anima era rimasta con gli alpini caduti e il suo corpo non seppe reggere a tanto dolore (Aldo Rasero – Tridentina Avanti!).


Riposa nel Tempio di Cargnacco (Ud) dopo essere stato inizialmente sepolto a Kharkov (Ucraina).

Alla sua memoria venne conferita la Medaglia d’Oro al Valor Militare con la seguente motivazione: Comandante di reggimento alpini da lui forgiato in validissimo strumento di guerra, aveva trasfuso nei suoi uomini il proprio indomito spirito guerriero. Durante sette mesi di cruente e vittoriose azioni sul fronte del Don, senza concedere mai sosta al proprio appassionato lavoro, superando difficoltà eccezionali di ambiente e clima, sempre presente fra i suoi alpini ove più grave era il rischio, stroncava i ripetuti ostinati ed irruenti attacchi del nemico infliggendogli gravissime perdite. In 15 giorni di durissimi estenuanti combattimenti, che portavano alla rottura dell’accerchiamento nemico, sempre in testa ai suoi ferrei battaglioni là dove la sua presenza era necessaria, contro un avversario reso baldanzoso da successi iniziali e di gran lunga più forte per uomini e mezzi corazzati, in undici successivi attacchi, incurante del pericolo, della fatica, delle privazioni, portava, trascinandoli con l’esempio animatore, i suoi alpini di vittoria in vittoria. Figura leggendaria di comandante cadeva riassumendo in sé l’eroismo, la generosità dei suoi alpini, quando già l’ala della vittoria aveva lambito la bandiera gloriosa del suo reggimento. Fronte russo – Medio Don, agosto 1942 – febbraio 1943. (altre decorazioni: croce di guerra, Monte Nero luglio 1915 – medaglia d’argento, Ponte Perati, novembre 1940 – promozione a Colonnello per meriti di guerra, aprile 1941)
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