Don Giovanni Brevi


Leggendario cappellano della Divisione Julia. Nato nel 1908 a Rocca del Colle (Bg) , pochi anni dopo la sua famiglia si trasferì nel Biellese. Ancora ragazzo studiò alla Scuola Apostolica del Sacro Cuore di Albino (Bg) dove si preparavano i futuri sacerdoti per le missioni. Ordinato a Bologna nel 1934, ebbe una lunga esperienza tra i lebbrosi del Cameroun .Nel 1941 entrò nell’Ordinariato Militare e fu destinato col grado di Tenente alla Divisione Alpina Julia , che seguì prima in Grecia e poi in Russia. Il 12 Gennaio 1943 fu preso prigioniero dai russi a Rossoch . La sua posizione di prete e ufficiale gli avevano valso fin da subito un “trattamento speciale” mirato a spezzarne la resistenza per fargli abiurare religione e patria. Don Brevi scriverà alla famiglia:”...vitto, alloggio, trattamento non sono buoni. Non ci danno nemmeno quello che prescrivono le leggi del posto. Ma io rimango sempre sacerdote, ufficiale, cattolico, italiano. Ogni prova mi reca onore. Ogni insulto e calunnia mi fortifica. Pronto a venire a casa come a lasciare la pelle qua”. Alle torture e alle privazioni rispondeva a modo suo, raddoppiando l’impegno nei confronti dei compagni di prigionia, inventando mille astuzie per celebrare la Messa e protestando con clamorosi scioperi della fame per il trattamento a cui erano sottoposti i prigionieri.

Su Don Brevi un documento russo del 12 Gennaio 1949 scritto dal ministro degli interni Sergej Kruglov a Molotov , cita: ”Fervente fascista, uno degli organizzatori di due scioperi della fame provocatori. Durante una perquisizione gli è stato sequestrato un taccuino nel quale registrava i nomi dei prigionieri deceduti. Il 10 Giugno 1948 ha scritto all’ambasciatore d’Italia a Mosca una lettera di carattere calunnioso sulle condizioni di detenzione dei prigionieri di guerra in URSS. Interrogato in merito Brevi si è rifiutato di firmare il verbale dell’interrogatorio e ha dichiarato che d’ora in poi non avrebbe più rilasciato nessuna deposizione alle autorità sovietiche”. E così Lui che non si era mai interessato di politica , da prigioniero di guerra divenne prigioniero politico. Subì tre processi farsa, fu condannato a 30 anni di lavori forzati, girò 36 campi di concentramento dal Mar Nero alla Siberia. Per dodici anni continuò a pregare per i moribondi, alleviare le sofferenze dei vivi, lavare le piaghe degli infermi, curare le ferite, portare i Sacramenti, difendere i prigionieri in quell’inferno che furono i campi di concentramento sovietici. Il 5 Agosto 1951 fu insignito della Medaglia d’Oro al Valor Militare. Graziato nel 1954 dopo la morte di Stalin, rientrò in Italia. Sino al 1976 fu cappellano militare della Guardia di Finanza di Torino e si congedò col grado di Maggiore. Si ritirò nell’eremo di Ronco Biellese da dove Sabato 31 Gennaio 1998 entrava nel Paradiso di Cantore. Era l’ultima Medaglia d’Oro alpina ancora in vita. E’ sepolto nel cimitero di Ronco Biellese. I familiari hanno donato i suoi cimeli di prigionia al Museo Alpino “Mario Balocco” di Biella. Medaglia d'Oro al Valor Militare con la seguente motivazione: Apostolo della fede, martire del patriottismo, in ogni situazione, in ogni momento si offriva e si prodigava in favore dei bisognosi, noncurante della sua stessa persona. Sacerdote caritatevole ed illuminato, infermiere premuroso ed amorevole, curava generosamente gli infetti di mortali epidemie. Intransigente patriota, con adamantina fierezza, affrontava pericoli e disagi, senza mai piegarsi a lusinghe e minacce. Di fronte ai doveri ed alla dignità di soldato e di italiano preferiva affrontare le sofferenze e il pericolo di morte pur di non cedere. Eroicamente guadagnava il martirio ai lavori forzati. Esempio sublime di pura fede e di quanto possa un apostolo di Cristo ed un soldato della Patria. Prigionia in Russia, 1942 - 54.