Mirko - Giovanni Tagliamento


Fronte Jugoslavo 1942. La 212^ compagnia, a quel tempo inquadrata nel battaglione alpini “Val Tagliamento” della “Julia” fu protagonista di un toccante episodio che riguardava Mirko, un piccolo orfano di appena sette anni.
Nella cittadina di Rudo era consuetudine dei cucinieri della compagnia distribuire ai ragazzi del luogo, sempre affamati, quanto rimaneva del rancio.
Uno dei cucinieri, un giorno, si era accorto che presso l'accantonamento del reparto, terminata l'operazione, era rimasto un bambino alquanto macilento. Una carezza a quella creatura con impresso sul volto la tristezza e l'offerta della  mano per condurlo in cucina a mangiare un boccone fecero sì che sul viso di Mirko (così disse di chiamarsi il giovane ospite), ricomparisse il sorriso. Un po' a gesti, un po' a parole, Mirko fece capire che i suoi genitori erano stati uccisi in un recente scontro a fuoco fra ustascia croati e cetnici serbi e che lui, senza una casa, si arrangiava andando a dormire nei fienili della zona. Fu così che il cuciniere Walter Moro, vicentino, decise di prendersi cura di Mirko, anche perché gli ricordava il figlio morto in tenera età.
Non fu facile tenere nascosto il fanciullo, diveduto nel frattempo la mascotte della compagnia. Il primo ad accorgersi del giovane ospite fu il tenente Galimberti che, sollecitato dai propri alpini, riuscì a commuovere il Cap. Zanardi, comandante del reparto, strappandogli così l’autorizzazione ad affidare il giovane orfano alle cure del cuciniere Moro.
A Mirko sembrò toccare il cielo con le mani quando fu informato della decisione del capitano; la sua felicità divenne incontenibile quando dal sarto della compagnia gli fu confezionata una divisa di alpino, con tanto di cappello e di mantellina.
Mirko, battezzato dagli alpini Giovanni Val Tagliamento, sapeva rendersi utile in mille modi. Era onnipresente. Un giorno, durante l'interrogatorio di un partigiano, accortosi che nella mano tenuta sotto il mantello questi impugnava un coltello, intervenne con decisione salvando il capitano Zanardi ma rimanendo leggermente ferito.
La gioia di Mirko purtroppo non durò a lungo. Un giorno giunse in visita al reparto il comandante della divisione che scoprì il piccolo ospite. Fu così che Mirko dovette essere affidato a una famiglia di Rudo dalla quale scappò quando apprese che il “Val Tagliamento” rimpatriava per essere impiegato in Francia.
La sera precedente alla partenza da Rudo, il ragazzo si nascose nel vagone del carbone dal quale fece capolino soltanto quando il convoglio arrivò in Italia.
Raggiunta inizialmente la Valle d'Aosta, la compagnia di Mirko si dislocò a Prè Saint Didier. Iniziò così per il reparto un periodo di tutta tranquillità, interrotto solamente da qualche incursione aerea. Durante una di esse, fu colpita la casermetta della compagnia. Vi furono dei morti, fra i quali anche il cuciniere Moro. Immenso fu il dolore di Mirko per la morte del padre adottivo. Il destino però non aveva smesso di infierire contro il ragazzo. Un giorno, infatti, giunse a ispezionare la compagnia un ufficiale superiore che, accortosi  della presenza di Mirko, ne dispose il trasferimento presso un istituto per orfani di guerra. Qui gli fu tolta la divisa di alpino e fatto indossare quella di convittore. Gli furono lasciati, dopo lunghi pianti, solo il cappello alpino e la mantellina.
Alla vita dell'istituto Mirko non seppe mai adattarsi. Gli mancavano la libertà e l'affetto dei suoi alpini. Cominciò così a intristire, a deperire sempre più e il sorriso scomparve dal viso. Ricomparve per un attimo solo quando, di ritorno da una passeggiata, passò davanti al monumento ai caduti della cittadina, che rappresentava un alpino in posizione di vigile scolta.
Fu sottoposto anche a cure mediche, ma queste non furono di gran giovamento. Una notte Mirko, raccolse la mantellina e il cappello alpino e, non visto, raggiunse il monumento ai caduti. Qui, cappello in testa, si avvolse nella mantellina e si sdraiò esalando l'ultimo respiro. Fu trovato all'alba, dal medico del collegio, che si trovava a passare per caso.
Terminava così, tragicamente, la vicenda iniziata gioiosamente molti mesi prima, da Mirko, alpino di Bosnia della 212^  compagnia del battaglione alpini “Val Tagliamento”.