Inno Nazionale


Fratelli d'Italia
l'Italia s'è desta
dell'elmo di Scipio
s'è cinta la testa
dov'è la vittoria
le porga la chioma
che schiava di Roma
Iddio la creò

Stringiamoci a coorte
Siam pronti alla morte
Siam pronti alla morte
Italia chiamò

Noi siamo da secoli
Calpesti e derisi
Perché non siam popolo
Perché siam divisi
Raccolgaci un'unica
bandiera una speme
di fonderci insieme
già l'ora sonò.

Stringiamoci a coorte
Siam pronti alla morte
Siam pronti alla morte
Italia chiamò

Amiamoci amiamoci
L'unione e l'amore
Rivelano ai popoli
Le vie del signore
Giuriamo far libero
Il suolo natio
Uniti per Dio
Chi vincer ci può.

Stringiamoci a coorte
Siam pronti alla morte
Siam pronti alla morte
Italia chiamò

Dall'Alpe a Sicilia
Ovunque è Legnano
Ogn'uom di Ferruccio
Ha il cuore e la mano
I bimbi d'Italia
Si chiaman Balilla
Il suon d'ogni squilla
I vespri suonò

Stringiamoci a coorte
Siam pronti alla morte
Siam pronti alla morte
Italia chiamò

Son giunchi che piegano
Le spade vendute
Già l'Aquila d'Austria
le penne ha perdute
il sangue d'Italia
bevè, col cosacco
il sangue polacco
ma il cor le bruciò.

Stringiamoci a coorte
Siam pronti alla morte
Siam pronti alla morte
Italia chiamò

Goffredo Mameli (Genova 5 settembre 1827-Roma 7 luglio 1849). Giovinetto compose versi ispirati da una passione infelice. Attirato dalla situaizone politica del paese, entro nel 1847 a far parte di una accademia letteraria di ispirazione prettamente politica. L'amore per il suo paese lo spinse a comporre diverse odi, tra cui "Fratelli d'Italia". Da Genova, dove incitara la lotta per la libertà, passò a Milano, dove partecipò a diversi fatti d'arme e conobbe Mazzini. Tornato a Genova divenne un seguace di Garibaldi che si affrettò a raggiungere con i resti della colonna mantovana a Ravenna. A Roma dopo la fuga di Pio IX, tenne infiammati discorsi, divenendo luogotenente di Garibaldi, combattendo poi a Palestrina, a Velletri e al Gianicolo, dove rimase ferito a un gamba (3 giugno 1849). Morì dopo un mese per sopraggiunta cancrena.
E' passato alla storia come il prototipo del poeta romantico combattente per la libertà della patria.

L'ode "Fratelli d'Italia" , musicata da Michele Novaro, è divenuta, nel 1946 il nostro inno nazionale.