Pistola a rotazione Lefaucheux mod.1861


Nel 1855 Eugène Lefaucheux all'Esposizione Universale di Parigi, presentò un nuovo modello di pistola, il revolver a sei colpi con sistema Lefaucheux. Il punto di forza dell'arma era una nuova cartuccia che rendeva la retrocarica non solo possibile, ma anche molto semplice. La nuova arma utilizzava l'evoluzione della cartuccia a spillo (o a spina) inventata dal padre nel 1835, con bossolo metallico invece che di cartone. Si trattava di una cartuccia con bossolo e fondello metallico e innesco posto all'interno di esso che veniva fatto esplodere facendo percuotere dal cane uno spillo sporgente di alcuni millimetri lateralmente alla base del bossolo. I vantaggi dell'utilizzo di cartucce di quel tipo erano notevoli rapportati alle pistole ad avancarica. Oltre alla semplicità e velocità nel caricamento, la polvere non si deteriorava facilmente perchè protetta in un bossolo metallico. Di contro, le nuove cartucce erano di limitata potenza e soggette a particolari cautele nel trasporto e nel maneggio dato che un urto accidentale poteva provocarne l'esplosione. La pistola venne prodotta in numerosi esemplari ,adottata prima dalla Marina Francese e poi dalla Marina Sarda. Eugène Lefaucheux produceva anche l'arma per la vendita ai privati. Esisteva sia in singola azione che in doppia azione. Solo la singola azione venne utilizzata per impieghi militari.

Nel 1861 sorse la necessità di dotare i Carabinieri Reali con un'arma piu' moderna, sostituendo così le due pistole ad avancarica con cui erano equipaggiati. Venne quindi studiato un particolare modello e commissionato a Lefaucheux, ma vennero anche acquistate 3000 pistole del modello in commercio e 5000 nel modello accorciato, per far fronte alle esigenze immediate.
Negli esemplari creati appositamente da Lefaucheux per i Carabinieri la bacchetta di esplulsione era stata rimossa e fornita a parte, invece che essere alloggiata sotto la canna come nei modelli commerciali. La modifica, richiesta poi anche dai Francesi, si era resa necessaria perchè, in caso di urto, la bacchetta era soggetta a piegarsi diventando inutilizzabile. Le armi dei Carabinieri differivano dal modello civile per alcuni altri dettagli:

- canna, parte anteriore del castello e tamburo più corti;
- assenza della bacchetta di espulsione unita all'arma e del relativo supporto;
- ponticello ovale, senza sperone;
- superficie inferiore della coccia arrotondata;
- mirino più basso;
- due sole facce piane, anziché cinque, nel primo tratto della canna.

Negli anni sucessivi all'adozione da parte dei Carabinieri Reali, la pistola venne adottata dal Genio e dall'Artglieria e infine anche dal neonato corpo degli Alpini. Gli ufficiali la utilizzarono fino all'adozione della pistola Chamelot-Delvigne 1874.

 
Calibro (mm) 10,7*
Lunghezza totale (mm) 250
Peso arma scarica (gr) 980
Peso arma carica (gr) 1080
Lunghezza canna (mm) 120
Spessore (mm) -
Altezza (mm) -
Linea di mira (mm) -
Rigatura 4 righe detrorse
Velocita iniziale (m/s) -
Tamburo 6 colpi

*La cartuccia utilizzata dal Regio Esercito pesava 17 grammi, aveva pallottola cilindro ogivale e conteneva 0,67 grammi di polvere nera. La tolleranza permetteva di utilizzare cartucce di calibro leggermente superiore, fino a 11 mm.