Gli Alpini e l'impresa di Fiume


Concluso il 1° conflitto mondiale, le clausole del Patto di Londra prevedevano  il passaggio di Fiume, città istriana ,al neocostituito regno dei Serbi-Croati-Sloveni le cui truppe l'avevano occupata alla caduta dell'impero austro-ungarico. Gli irredentisti fiumani  insorsero, accampando il fatto che Fiume era un centro etnicamente italiano . Formularono l'appello d'annessione, al primo ministro italiano  Orlando. Il presidente americano Wilson era invece il principale fautore dei diritti slavi.
Alla Conferenza di  Versailles le discussioni diventarono così dei testa a testa senza vie d'uscita, mentre a Fiume la situazione si faceva esplosiva, col rischio di scontri tra le truppe italiane e quelle iugoslave, e del riesplodere dei conflitti etnici, tanto che si decise l'intervento delle altre Potenze, ponendo la città sotto il controllo di una guarnigione militare interalleata, ma al comando del generale italiano Grazioli. In questa situazione di stallo, fu decisivo l'intervento di  Gabriele D'Annunzio, che prese l'iniziativa e si mise a capo a Ronchi ( poi dei Legionari) presso Monfalcone  di qualche centinaio di uomini a cui si unirono via via  i componenti della Legione Fiumana di Host Venturi già capitano degli Arditi , i Granatieri di Sardegna che stavano smobilitando dalla città, due btg del 202° fanteria,i ciclisti dell'8° rgt bersaglieri,un btg del 73° rgt fanteria e gli arditi del gen. Zoppi per un totale di circa  2.600 armati . In una marcia di circa 70 km, il Vate guidò le sue truppe fino a Fiume, prendendone il possesso  alle ore 11,45  del 12 settembre 1919  in vista dell'annessione al Regno d'Italia, mentre le forze di occupazione franco-anglo-americane preferirono astenersi da interventi armati e si ritirarono. Il generale Pittaluga, successore del generale Grazioli, avrebbe dovuto obbedire agli ordini del suo superiore Badoglio e fermare con le armi questo esercito privato. Ma al gesto teatrale di D'Annunzio, che aprì il pastrano mostrando la  medaglia d'oro al valor militare e proclamando "Lei non ha che a far tirare su di me, Generale!", Pittaluga rispose abbracciando il poeta ed entrando con lui in Fiume, dove nel frattempo il Consiglio Nazionale aveva preparato una manifestazione che vide in strada, ad acclamare i liberatori, praticamente tutta la popolazione di etnia italiana della città Per circa un anno, complice la situazione politica nazionale,Fiume restò in mano a D'Annunzio. Con il ritorno al governo  del liberale Giovanni Giolitti  avvenuto nel giugno 1920, l'atteggiamento ufficiale del Regno nei confronti dello Reggenza del Carnaro  costituitosi nella città con maggioranza italiana si irrigidì. Il 12 novembre, Italia e Jugoslavia firmarono il Trattato di Rapallo che faceva di Fiume uno Stato indipendente, stabilendo inoltre la libera elezione di un'Assemblea costituente fiumana della città stato, impegnando altresì il governo italiano a far sgombrare la città dai legionari. Il rifiuto da parte di D'Annunzio di accettare l'ultimatum impostogli di abbandonare Fiume e la denuncia del trattato come illegale provocò un cannoneggiamento da parte della Regia Marina e l'intervento delle truppe regolari  che lo costrinse a consegnare la città alla fine dell'anno. La battaglia dei legionari  e volontari dannunziani (cresciuti nel tempo sino a 9000 unità) contro l'esercito regolare italiano, comandati dal generale Enrico Caviglia, iniziò il 24 dicembre 1920 e durò cinque giorni: il lasso di tempo definito dal Vate "Natale di sangue". Alla fine si contarono diverse vittime, fra cui ventidue legionari, diciassette soldati italiani e cinque civili ;139 feriti dell'esercito regolare mentre furono 46 quelli legionari. Le truppe italiane entrarono a Fiume nel gennaio successivo.

L'impiego alpino

Nei primi tempi la partecipazione di truppe alpine al blocco della città  fu saltuaria, ma dato il continuo esodo di truppe che passavano ad ingrossare le file legionarie,fu deciso d'impiegare gli alpini che erano considerarti reparti fedeli e disciplinati. Gli ordini però che pervenivano dai comandi erano contradditori e suggerivano di non ostacolare tale esodo. Avvenne così che le compagnie 45 e 47 del btg Morbegno anzichè fermarsi alla stazione di Mattuglie proseguirono sino a Fiume, dove arringate da D'Annunzio decisero quasi in toto di fermarsi. Con altri alpini già presenti fu formata una compagnia mitraglieri che unita alle 2 compagnie appena giunte costituirono il  battaglione di Alpini Legionari Fiumani. Nei dintorni della città fu schierata una batteria del 7° rgt da montagna. 

La 45a divisione, che al comando del gen. Carlo Ferrario, assediava la città, ebbe a disposizione dall'ottobre al novembre 1919 i btg Verona e Bassano, successivamente i btg Aosta e Vestone. Il 15 dicembre 1920,allorchè fu presa la decisione d'impiegare la forza, anche il btg Edolo fu messo a disposizione,formando con gli altri 2 btg ,un gruppo al comando del col. Polli. Un altro gruppo fu formato dai btg Dronero,Saluzzo e Fenestrelle, al comando del col. Promis. Inoltre fu schierato anche il XXX° gruppo di artiglieria da montagna. Il 24 dicembre, fallito il tentativo d'indurre i rivoltosi a cedere senza spargimento di sangue, il comando del 5° Gruppo Alpini diramò l'ordine d'operazione n° 18 che prevedeva l'avanzata delle truppe e l'occupazione della città. Nel pomeriggio gli alpini diedero inizio al piano,avanzando in colonne serrate. Lo scontro fratricida avvenne nei pressi del Silurificio fra un crepitio di fucilate e raffiche di mitraglia;si ebbero purtroppo i primi morti. Vista l'accanita resistenza del legionari, il gen Caviglia ordinò di sospendere l'attacco. Fu ripreso alle prime ore del giorno 26, in uno scontro cadde il capitano Mario Cirese comandante la 50a cp dell'Edolo (dove militava il cap Sora) e fra gli altri venne gravemente ferito il col. Promis.Il 28 Dicembre D'Annunzio rassegnò le dimissioni dal Governo provvisorio della Reggenza e cessarono gli scontri armati.
A presidiare la città sino al 1924, giunse, dal gennaio 1921, l'8° rgt al comando del col. Cavarzerani .
In questa triste circostanza non furono conferite medaglie al valore.