Le mitragliatrici degli alpini, 1911 -1940


Le prime mitragliatrici ad entrare in servizio nell'Esercito Italiano furono la Gatling americana  e la Gardner inglese,  armi imperfette semiautomatiche alimentate a caduta ed azionate manualmente a mezzo  di manovella.
La svolta si ebbe nel 1883,  con la comparsa della prima vera mitragliatrice automatica, la Maxim,  che acquistata,  fu distribuita ai Battaglioni di fanteria. Gli alpini dovettero attendere la guerra Italo-Turca del 1911 per avere in organico una sezione mitragliatrici MAXIM mod. 1906. Per unificare il munizionamento, fu richiesto alla ditta costruttrice, l'inglese Vickers,  di modificare il calibro riducendolo ai 6, 5 mm. Quest'arma prese il nome di MAXIM-VICKERS mod. 1911 e fu distribuita a partire dal 1913. Nel luglio 1914 l'Esercito ne aveva in dotazione 300.
Era una mitragliatrice raffreddata ad acqua con un manicotto serbatoio della capacità di 4 litri. Ad otturatore rinculante aveva una presa ausiliaria di gas alla bocca della canna. Il munizionamento era identico a quello del fucile mod.  91; pesante 33 kg totali era scomponibile in 2 parti (mitragliera 14, treppiede 19 kg) someggiabile o spallabile. La celerità di tiro era di 500 colpi/minuto,  l'alimentazione avveniva mediante nastri di tela da 200 cartucce.
Alla Fiat intanto si lavorava al progetto ideato dal Cap.  d'Artiglieria Revelli.  Nata nel 1910 quest'arma fu successivamente modificata e messa a punto. Nel 1914 nella sua versione definitiva fu adottata e nel novembre dello stesso anno,  la Fiat si impegnò a fornirne 50 esemplari al mese.
La FIAT mod.  1914 era un'arma a corto rinculo di canna,  con celerità di tiro di 500 colpi/minuto. La canna lunga 650 mm era di calibro 6, 5 mm e presentava 4 righe destrorse. Il raffreddamento era ad acqua con manicotto avvolgente contenente 5 litri e serbatoio ausiliario di 12 litri con pompa. L'alimentazione avveniva a mezzo di un serbatoio a cassetta contenente 50 cartucce in 10 scomparti. Lo scatto poteva essere: ordinario,  a tiro rapido, intermittente. Pesava 17 kg e con il treppiede raggiungeva i 38, 5 kg. Someggiabile e spallabile,  era balisticamente una buona arma ma eccessivamente complessa e tendente all'inceppamento. Poichè la FIAT non riusciva a soddisfare le pressanti richieste, fu necessario ricorrere alla produzione straniera, acquistando in Francia la mitragliatrice SAINT ETIENNE mod 1907.
Quest'arma a sottrazione di gas, con canna raffreddata per dispersione a mezzo di un radiatore di bronzo, aveva calibro di 8 mm ed era alimentata da caricatori da 25 cartucce o nastri di 150/200 colpi. Costruita con soluzioni meccaniche  d'avanguardia ma molto complicate che la rendevano impopolare per l'estrema delicatezza di funzionamento,  pesava 50, 3 kg,  scomponibile in 3 parti (arma, supporto, treppiede). Cessò d'essere importata nel 1918 quando la Fiat riuscì a garantire la consegna delle quantità richieste.
Nel corso della guerra l'armamento dei Battaglioni alpini fu notevomente incrementato. Nel 1917 ogni Compagnia aveva in dotazione una sezione di pistole-mitragliatrici Villar Perosa. Nello stesso anno ad alcuni Battaglioni venne assegnata un'intera Compagnia mitraglieri, su 3 sezioni munite ognuna di 2 Fiat mod 1914.
La pistola-mitragliatrice FIAT mod.  1915 (VILLAR PEROSA ) era un'arma originale progettata dal Col.  Revelli e costruita dalla RIV di Villar Perosa (To). Era costituita da due armi abbinate ad otturatore rinculante calibro 9 mm Glisenti, munite di caricatori verticali da 25 colpi. L'estrema maneggevolezza dovuta alle limitate dimensioni ed al basso peso (6, 52 kg),  unita alla elevata cadenza di tiro, la rendeva molto utile in circostanze di offesa/difesa a distanza ravvicinata.
Nelle ultimissime fasi della guerra fu impiegata una nuova mitragliatrice leggera costruita a Villar Perosa,  la SIA mod 1918.
Quest'arma rimasta in dotazione sino al 1930,  aveva calibro 6, 5 mm, canna fissa ed otturatore rinculante. L'alimentazione avveniva a mezzo di un serbatoio verticale da 50 cartucce. La celerità di tiro era di 600 colpi/minuto. Il peso dell'arma era di 10, 7 kg,  treppiede di 5, 6 kg. Era una mitragliatrice molto leggera,  rustica e maneggevole che si inseriva tra armamento individuale e quello d'accompagnamento costituito dalla mitragliatrice Fiat. Negli anni 30 gli alpini risultavano equipaggiati :
Battaglione : una Compagnia Mitragliatrici Pesanti
Compagnia : un Plotone Mitragliatrici Pesanti su due Squadre
Plotone Fucilieri: una Squadra Mitragliatrici Leggere.
Nel decennio 1920-30 fu compiuto un notevole sforzo per fornire una nuova arma per il Plotone Fucilieri. Dopo aver sperimentato vari tipi (Fiat mod 1926 e mod 1928, Breda tipo 5c e mod 1929),  fu adottata nel 1930 un'arma progettata e costruita dalla società Breda,  il fucile-mitragliatore BREDA mod 1930.
Quest'arma che si presentava esteticamente come un grosso fucile con calcio in legno ed impugnatura a pistola, sfruttava per le operazioni automatiche di riarmo il sistema del corto rinculo della canna. Munito di bipiede ripiegabile, il fucile mitragliatore pesava 10, 6 kg. Il calibro era 6, 5 mm e l'alimentazione avveniva a mezzo lastrine di ottone contenenti 20 cartucce,  la velocità iniziale era di 630 mt/sec. Dotato di buone qualità balistiche e di maneggevolezza, era meccanicamente molto complesso e richiedeva un'accurata manutenzione (perfetta pulizia dei meccanismi e lubrificazione).
Dotate le Compagnie di una moderna arma di squadra,  lo Stato Maggiore cercò di fornire ai Battaglioni un'arma pesante non solo di nome ma di fatto. Era perciò indispensabile variare il munizionamento,  sostituendo la troppo leggera palla cal 6, 5 con un'altra avente gittata e penetrazione maggiori.
Scelto il calibro 8 mm,  fu inizialmente demandata alla Fiat la produzione di un ridotto numero di armi mod 1914 modificate e rinforzate per l'impiego della nuova cartuccia. Quest'arma la FIAT mod 1935  giunse però troppo tardi per partecipare alla guerra d'Etiopia.
Nel 1937 la Breda allestiva una splendida mitragliatrice da 8 mm,  che fu adottata dallo Stato Maggiore e fu distribuita agli alpini a partire dal 1940.
Quest'arma,  BREDA mod.  1937,  eccellente sotto tutti gli aspetti,  era a sottrazione di gas con chiusura a blocco verticale comandata da un pistone. La canna lunga 740 mm raffreddata per dispersione, presentava 4 righe destrorse. L'alimentazione avveniva con lastrina di 20 cartucce, la celerità di tiro era di 400 colpi/minuto. La velocità iniziale era di 780 mt/sec e la gittata massima di 5800 mt. Pesante completa di treppiede 38, 2 kg, aveva la sua dote principale nella eccezionale stabilità. Inquadrato il bersaglio,  poteva sparare centinaia di colpi senza saltare e senza richiedere ulteriori aggiustamenti. 

Sul libro "Le armi degli alpini dall'ottocento ad oggi" di M. Signorini - Walmar 2007, vengono citate anche la mitragliatrice americana ma costruita in Francia Hotchkiss mod 14. Pesante 25 kg più 23 di treppiede , era alimentata con lastrine da 25 o 30 colpi. Funzionava col sistema a ricupero di gas. Altra arma il fucile mitragliatore francese Chauchat. Dotato di bipiede era lungo 1410 mm pesava 9, 5 kg con cadenza di tiro di 240 colpi al minuto. Sparava cartucce 8x50 Lebel contenute in caricatori da 25 colpi dalla caratteristica forma a mezzaluna. Era molto soggetto all'inceppamento.